giovedì 13 dicembre 2018

La cometa Wirtanen e la sindrome di Halley

(c) astronomia.com

Sono passati ben 32 anni dal passaggio della cometa di Halley nel lontano 1986. All'epoca avevo 12 anni e stavo muovendo i primi passi nel mondo dell'astronomia amatoriale.
L'evento dell'anno era la cometa di Halley, presente in quasi ogni pubblicita' di telescopi e capace di movimentare le vendite di strumenti astronomici, di solito piuttosto piatte.
Alla fine, la Halley fu una mezza delusione..Niente a che vedere con alcune comete che ci hano allietato in questi anni, dalla Levy alla Hale Bopp, alla Lovejoy..
Quest'anno, non con lo stesso clamore pubblicitario, ma comunque con risonanza anche nei media generalisti ( dove la cultura scientifica e' spesso lacunosa e quella astronomica pessima ), si parlava di 'Cometa di Natale' a proposito della Wirtanen.
Peccato che, alla fine, lo spettacolo della Wirtanen, in questi giorni al perielio, non sia cosi' glorioso come ci si aspettava.
Dalla citta' la visione non e' stata esaltante: nucleo visibile, chioma vasta ma debole, nessun accenno di coda visibile.
Peccato, sara' per la prossima....

PS: e per l'occasione mi ero anche dotato di un 'cercacomete': un SW 120/600, che si e' rivelato veramente ottimo per questo genere di osservazioni.

sabato 1 dicembre 2018

Baader Q-Barlow 2.25x


La Q-Barlow 2.25x della Baader ( da non confondersi con la Baader Hyperion Barlow 2.25x ) e' una lente di Barlow corta che fa parte del sistema Q-Turret.


E' venduta sia nel cofanetto Q-Turret ( con 4 oculari BCO e torretta ) che singolarmente, ad un prezzo veramente concorrenziale ( una cinquantina di euro + spedizione ).


Mi e' arrivata in una bella scatola, molto piu' grande di quello che contiene: la Q-Barlow 2.25x e' infatti molto piccola, compatta e di peso contenuto.

Le finiture ( a parte una cosa di cui riferiro' ) sono ottime: il coating e' tipico Baader ( HT-MC ), le serigrafie molto serie ed eleganti, il barilotto completamente nero. Non ho trovato indicazioni del numero di lenti che compongono la parte ottica, leggendo in vari forum, sembra che siano 3, ma non ho smontato ( e non ho intenzione di farlo ) il gruppo ottico.


La Q-Barlow smontata: notare l'ottima
 trasparenza del trattamento delle lenti

Una particolarita' di questa Barlow e' il fatto che si puo' svitare il gruppo di lenti dal barilotto e avvitarlo direttamente al barilotto di un oculare ( ovviamente che non abbia gia' un gruppo negativo al suo interno! ).
In questo caso il fattore di ingrandimento e' 1.3x,  molto comodo!
La stessa operazione si puo' fare con gli adattatori fotografici dotati di filettatura nel barilotto.
La lente frontale e' molto ampia e non dovrebbe causare vignettatura con oculari di lunga focale. A parte che non vedo l'utilita' di una barlow con oculari di lunga focale, con un Omni ploss da 32mm non ha evidenziato cadute di luce ai bordi ( non e' comunque comodo da usare per la elevata estrazione pupillare ).

Le dimensioni ridotte, in altezza, del barilotto femmina ( dove si inserisce l'oculare ) possono essere un problema con alcuni oculari: ad esempio i Televue ( Delos, Ethos, Radian, ecc) o i Pentax XW non entrano fino alla battuta e questo varia anche il fattore di ingrandimento.
E' chiaro che sembra piu' adatta ad oculari 'normali' come dimensioni, come ortoscopici di Abbe, plossl, ecc.
Nel claim pubblicitario viene citata la caratteristica di ridurre il coma newtoniano: non ho potuto verificare ma questo confermerebbe le voci di un numero di 3 lenti nel gruppo ottico ( 2 + spianatrice ). NB: nel sito TS viene riportato uno schema a 2 lenti.

Un difetto ( l'unico secondo me ) di questa Barlow, che per il resto e' molto valida, e' la vite di tenuta degli oculari.
Non era possibile inserire un anello di tenuta al posto della vite? La Barlow si usa per l'hi-res ( sia visuale che fotografico ), dove l'assialita' del treno ottico e' importantissima. Non capisco questa scelta progettuale. Una economia incomprensibile.

A parte questo, otticamente si comporta benissimo: non ho notato cadute di luce o riflessi, la nitidezza e' sempre elevata, niente luce diffusa ( o perlomeno non piu' di quella visibile con l'oculare senza Barlow ). Non ho notato alterazioni di colore. L'annerimento interno del barilotto e' ben fatto ed efficace.

L'ho testata con vari oculari ( Celestron X-Cel Lx 12mm, Omni Celestron 9mm, SWA 20mm, Televue Delos 12mm, Celestron Plossl 13mm ), soprattutto sui pianeti. Il 2018 e' stato generoso in fatto di opposizioni!
In una serata di buon seeing, con il C11 ( in accoppiata Barlow 2.25x + Omni 9mm ), sulla Luna a 700x mi sono divertito ad esplorare i bordi di Gassendi e i craterini di Plato.


In conclusione una ottima lente di Barlow, con un rapporto qualita'/prezzo molto elevato e che porta bene il nome di Baader Planetarium. Peccato per la mancanza di un anello di tenuta degli oculari o di un sistema autocentrante, altrimenti per il costo sarebbe imperdibile. Avrei comunque pagato un 10-20 euro in piu' per un sistema di tenuta degli oculari piu' efficiente.


sabato 20 ottobre 2018

Celestron Omni Plossl - Economici ma buoni

I Celestron Omni Plossl hanno preso il posto dei vecchi E-Lux, sono abbastanza economici e si trovano ovunque online. Un neofita potrebbe farsi un intero corredo di oculari con un centinaio di euro.
Ne ho presi un paio perche' avevano un prezzo veramente allettante e li volevo testare.

Le focali scelte sono state 9mm e 32mm. Per entrambi si parla di 4 lenti multicoated con bordi anneriti, il corpo e' anodizzato e molto bello esteticamente, il paraluce in gomma classico, il barilotto ha la scanalatura di sicurezza. Il coating tra i 2 oculari sembra essere leggermente diverso: verdastro quello del 9mm, verde-violaceo quello del 32mm. Le dimensioni sono 'da Plossl', quindi contenute, come il peso. Costruttivamente sembrano solidi.

Dal sito Celestron riporto le caratteritiche piu' utili per i singoli:

9mm: eye relief di 6mm e campo di 50 gradi

32mm: eye relief di 22mm e campo di 44 gradi

Non sarebbero parfocali ed e' confermato dall'uso.

Da questi dati emerge una delle caratteristiche degli oculari a schema Plossl: l'eye relief ridotta per le corte focali ed invece molto elevata per le lunghe focali, per cui non sempre sono comodi da usare.
Nel 9mm si fa fatica a vedere il field stop a meno di avvicinare molto la pupilla alla lente frontale ( non puo' essere usato con gli occhiali ), mentre nel 32mm il paraluce e' troppo corto e l'occhio va tenuto ad una certa distanza e guidato per evitare l'effetto di parallasse.

Veniamo ora alla resa ottica, li ho usati con un C8 XLT e un C11 XLT.
Il 9mm offre prestazioni tutto sommato decorose: sulla Luna e' visibile una lieve dominante giallo/marroncina ma la nitidezza e' sufficiente. Il campo e' corretto, a parte verso il bordo del campo.
Il contrasto e' discreto e un po' di luce diffusa si nota con gli oggetti piu' luminosi ( Giove, Saturno, ecc  ). Non ho trovato comunque immagini fantasma.
Il 32mm e' radicalmente diverso dal 9mm: la dominante e' piu' fredda e il campo corretto e' inferiore ( circa l'80% del totale ). Buona la nitidezza, stelle puntiformi al centro, buon contrasto. Leggera luce diffusa.

Ho comparato il 9mm ad un Celestron Plossl 13mm che proviene dalla dotazione standard. La resa dei 2 oculari e' molto simile; anche costruttivamente, a parte le anodizzazioni, sono praticamente uguali.

Cosa penso di questi 2 oculari? Sono buoni, onesti oculari. Resa discreta, accettabile, senza grossi difetti. Sono molto leggeri e occupano poco spazio, ottimi come oculari di 'riserva' da portare per uscite pubbliche.
Un discorso a parte merita il prezzo ufficiale di listino: 40 euro per il 9mm e 70 euro per il 32mm mi sembrano troppi. Io li ho presi perche' erano in offerta, spendendo molto meno, probabilmente spendendo il 'giusto'.



lunedì 8 ottobre 2018

M71 fantasmino galattico

Image Credit & Copyright: Bob Franke
Il titolo potrebbe essere fuorviante, ma in pratica si e' trattato di una caccia al tesoro.
Alcuni oggetti del profondo cielo sono veramente difficile da osservare dalla citta', tra questi certamente si trova M71, perche' sono privi di condensazione centrale luminosa e hanno un gradiente molto basso di luminosita' tra centro e periferia.
E' un ammasso che e' stato creduto aperto fino al 1970 ( fonte Wikipedia ), ma che ora e' comunemente classificato come globulare.
Essendo molto vicino al piano galattico la luce delle stelle che lo compongono, prima di arrivare a noi, passa attraverso strati molto densi di polvere interstellare, causandone una diminuzione di luminosita' e spostamento del colore verso il rosso.

Era da circa una settimana che questo ammasso solleticava la mia fantasia. Troppo facile con un C11 ( anche dalla citta' ), lo avevo gia' osservato in montagna da cieli molto scuri e trasparenti.
Ma la sfida e' osservarlo con un C8, un 20cm alla portata praticamente di tutti gli astrofili, da un cielo molto inquinato come quello che osservo dal mio balcone di casa.

La prima prova e' stata sconfortante: nella posizione in avrebbe dovuto esserci l'ammasso non si vedeva nulla, solo un fondocielo piuttosto chiaro.
Il GOTO della Nexstar Evolution ( sempre fantastico, anche questa volta, come vedremo ) si posizionava in una area del cielo che sembrava non contenere nulla.
La serata era normale, non eccezionalmente trasparente e limpida.
La sera seguente, nonostante la serata non fosse migliore, ho riprovato, controllando la posizione di M71 sulle mappe stellari. Il GOTO si posizionava correttamente ( anche a 170x !!! ) ma dell'oggetto nessuna traccia. Ho provato con qualche filtro ( LPR, UHC ), ma senza risultato.

Nei giorni seguenti, il meteo ha iniziato a cambiare: correnti fresche e secche stavano spazzando la pianuta Padana.
Due giorni dopo, con una serata buona ( non eccezionale ma accettabile ), trasparente ma con pessimo seeing, la terza prova.
Ho aspettato che M71 passasse al meridiano e ho digitato il codice Messier 071 nella pulsantiera del Nexstar. Velocemente il C8 con il Delos 12 ( 170x ) nel portaoculari si e' posizionato: eccolo li'!
Una figura diafana, una macchietta irregolare con qualche debole stellina nel mezzo, un fantasmino appunto, che emerge appena dal fondo cielo.

venerdì 5 ottobre 2018

Il "solito" paraluce

Il "solito" perche' l'autocostruzione di un paraluce e' un classico per gli astrofili.
Nel mio caso, il paraluce era necessario ( gli SC d'inverno si appannano che e' un piacere ) ma non volevo spendere 50 euro ( costo del paraluce originale ) per un pezzo di gomma arrotolata.
Non mi piace poi il paraluce "floscio", lo preferisco rigido. Quelli in lamierino costano addirittura di piu' di quelli arrotolabili.
Quindi, si va di autocostruzione, riservata alle serate piovose.
Riguardo ai costi, devo dire che il materiale che ho acquistato non mi e' servito completamente, ma quello che non ho utilizzato e' stato impiegato per altri progetti.

Procedimento

L'occorrente:
- Lamierino di plastica ( il colore non e' importante, l'interno viene comunque rivestito )
- Carta vellutino nero ( floacking paper )
- Nastro telato
- Una pinzatrice
- Un taglierino
- Un metro per le misure

Si trova tutto nei negozi o magazzini di bricolage.
Il costo non dovrebbe superare i 15 euro, la soddisfazione per essersi fatti da soli un utile accessorio non ha prezzo :-)

1) Prendete le misure e tagliate il lamierino di conseguenza. Il mio ha una apertura libera di circa il diametro del tubo ottico + una decina di cm per la parte che si infila nel tubo ottico. State comunque larghi, si fa sempre tempo a tagliare la parte eccedente.

1bis) Ritagliate anche un bordo sagomato per poter far scorrere il paraluce attorno alla barra ( Vixen o Losmandy ).

2) Piegate il lamierino attorno al tubo ottico e sovrapponete il bordo lasciando una "luce" di qualche mm. Per bloccarlo in posizione usate la pinzatrice da ambo i lati.
NB: fate in modo che la chiusura delle graffette sia all'esterno, cosi' evitate di graffiare il tubo ottico.

3) Se la misura e' corretta, bloccate il lamierino con il nastro telato lungo il bordo sovrapposto e aggiungete altri punti con la pinzatrice.

4) La parte piu' divertente: rivestire la parte interna con la carta vellutino. Ritagliate a striscioline la carta e incollatela all'interno. Potete anche sovrapporre i lembi.
NB: nel mio paraluce non ho aggiunto diaframmi interni a lama di rasoio, non credo siano cosi' necessari per il paraluce e comunque la carta vellutino e' gia' sufficiente ( provare per credere: provate a fare una foto con il flash dell'interno del paraluce, non ci sono riflessi! ).

5) Parte estetica: i bordi esterni andrebbero coperti con nastro telato per non rovinare il tubo ottico. All'esterno potete aggiungere adesivi o colorare il paraluce.

6) Se e' andato tutto bene, il paraluce si infila dolcemente nel tubo ottico fino alla battuta della barra, e' solido e fa il suo dovere.

Buon lavoro!


venerdì 14 settembre 2018

eVscope : una rivoluzione?

Devo ammettere che fino a stamattina non ne avevo mai sentito parlare, fino a quando un mio amico astrofilo australiano mi ha mandato un messaggio chiedendomi se avevo mai sentito parlare di eVscope.

Sinceramente non ne avevo mai sentito parlare e quindi ho iniziato a informarmi.
Non ci sono molte notizie a riguardo, intendo prove strumentali o 'first light', soltanto le info del sito del produttore e poche altre news che ripetono le info del produttore e niente altro.
Ma cosa avevo colpito il mio amico riguardo questo nuovo telescopio? Sicuramente il roboante slogan con cui e' presentato nel sito di crowdfunding Kickstarter: 'eVscope | 100 times more powerful than a classical telescope '.

giovedì 30 agosto 2018

Collurania


Durante una recente splendida vacanza in Abruzzo, non ho potuto fare a meno di visitare l'osservatorio di Collurania, vicino a Teramo. 
Riporto in sintesi da Wikipedia i dati storici:

Una delle varie meridiane ( notare in alto l'equazione del tempo ) 
Fu fondato dall'astronomo Vincenzo Cerulli, al quale è stato in seguito dedicato: questi, infatti, tra il 1890 e il 1893, fece costruire la struttura in località Collurania (da Collis Uraniæ), sui rilievi collinari antistanti la città di Teramo, in terreni di proprietà della famiglia. La costruzione dette poi il nome all'intera frazione sulla quale sorge. 

Circondato da un ampio parco con pini, cipressi e abeti, l'osservatorio, con l'inconfondibile cupola bianca del padiglione principale, rappresenta uno dei tratti più caratteristici del paesaggio locale. 

L’intero complesso dell’osservatorio venne donato da Vincenzo Cerulli allo Stato italiano con atto sottoscritto il 28 giugno 1917.





Il Cooke da 39 cm
Io e la mia compagna siamo giunti a Collurania una afosa mattina di agosto, senza nessuna prenotazione o altro ( ed eravamo gli unici visitatori ).Nonostante tutto, un astronomo ricercatore dell'Inaf ci ha guidati per tutto il centro, con spiegazioni esaurienti e molto interessanti ( un enorme grazie Mauro D.! ).

Vorrei aprire una parentesi riguardo al personale dell'osservatorio: gentilissimi e disponibili.
2 ore che sono passate in un lampo: il fascino del luogo e' notevole e consiglio caldamente di visitarlo.


Il complesso di Collurania, oltre ad un interessante museo di strumenti ( spettroscopi, fotometri, strumenti per la posizione e per la distanza zenitale, camere di ripresa, strumenti per misurare il tempo, ecc  ), si avvale si:



- Rifrattore Cooke di 39cm e focale F/15

Selettore per la velocita' di inseguimento
Il Cooke e' un mastodonte con 6 metri di tubo di ghisa, con un basamento ancorato per piu' di 20 metri nel terreno: ebbene, i vari terremoti lo hanno spostato e si nota molto bene dal decentramento rispetto al pavimento della cupola ( ovviamente non solidale ).


La cupola e' stata totalmente rifatta, motorizzata e coibentata rispetto all'originale ( che era costituita da listelli di legno ).

Sulla colonna del basamento sono presenti le etichette delle stelle osservate con questo telescopio ( tra cui la Nova Cygni 1975 studiata da Piero Tempesti ).
Una particolarita' ( si vede nella foto ): una levetta a forma di T con 2 selettori per L ed S, serviva per selezionare la velocita' di inseguimento ( L - Lunare, S - Siderale ). Non esistevano ancora le pulsantiere odierne!
Il momento piu' emozionante e' stato quando mi e' stato concesso di muovere manualmente il tubo ( con le frizioni sbloccate ) in declinazione e ascensione retta!!!

Il Cooke, nonostante un diametro obiettivo non elevato ( 39cm di diametro sono facilmente raggiungibili per uno strumento anche amatoriale, si pensi alle dimensioni di un C14 da 36cm o ad un Meade 16 ) ha dimensioni ragguardevoli ( come si puo' notare dalla foto foto ).

Lista delle stelle variabili studiate
Certo, e' un rifrattore ( a lungo fuoco per giunta ), ma sembra avere un diametro maggiore. Non ho dati per quanto riguarda il peso, ma considerando che tubo, montatura e basamento sono in ghisa, penso che sia di qualche tonnellata.














- Riflettore Ritchey-Chrétien, con specchio primario di 40 cm e focale F/8. Attualmente smontato per essere riammodernato e remotizzato. Ad uso esclusivamente didattico.

- Riflettore Ritchey-Chrétien con focale F/14, uno specchio primario di 72 cm TNT ( Teramo Normale Telescope ), installato nel 1995 e nato da un progetto dell'osservatorio in collaborazione con la Scuola Normale superiore di Pisa.

Il 72cm, costruito da Marcon nel 1994, e' il telescopio
usato per la ricerca.

Si trova in un edificio a parte ( vedi foto ).

Al fuoco Cassegrain e' posizionata una camera ccd e una
guida fuori asse ( un diagonale forato: al centro passa
il flusso luminoso corretto per il rilevatore, mentre lo
specchio riflette i bordi del campo
dove si fa puntare la stella per
l'autoguida ).
Come nei telescopi amatoriali ma
in scala piu' grande.
Con questo telescopio e la camera ccd si puo' arrivare alla 25
magnitudine!!!!







Prima di andarmene mi sono soffermato sulla bellezza del luogo. I viali alberati, la vista sul Gran Sasso da una parte e le colline dall'altra, la brezza a tratti a mitigare il caldo d'agosto, nell'animo il sapore della storia che si respira su questo colle.

sabato 28 luglio 2018

Luna rossa

Luna rossa ripresa con Takahashi FSQ 85 su montatuta T-Sky
Non poteva mancare.
Dopo giorni e giorni di attesa, dopo un enorme ritorno mediatico ( tutti ne parlavano, dalla TV ai social ), lo spettacolo finalmente c'e' stato.

Per l'occasione, assieme all'amico astrofilo Luca, ci siamo appostati sul prato antistante Corte Molon, lato sinistro del riva dell'Adige, poco fuori la citta' di Verona.
Nonostante qualche lampione, la vista, dopo il tramonto, spaziava da Venere, che stava tramontando ad est, a Giove, ancora alto nel cielo, Saturno e finalmente la Luna, con appena sotto il rosso Marte all'opposizione, appena sorto. Una splendida corona di astri del sistema solare.

Sulla montatura T-Sky di Luca si sono avvicendati il suo Takahashi FSQ 85 ( un compatto e  meraviglioso strumento ) e il mio C8 da viaggio, che non smette di darmi soddisfazioni. Per aumentare il godimento gli oculari erano tutti Televue Ethos, tra cui il prezioso Sx, impressionante nel suo campo enorme.

Serata fantastica, dedicata al puro godimento estetico, al grande spettacolo che la Natura sa offrirci.

lunedì 2 luglio 2018

In trasferta...

...in cerca di cieli piu' bui.

Ogni tanto si deve evadere dall'opprimente inquinamento ( luminoso e non ) delle citta' padane.
Eccomi quindi per una settimana in trasferta nei monti della Lessinia, a 1100m circa di altitudine. Non moltissimi, a dire il vero, ma sufficienti per osservare qualcosa in piu' rispetto alle zone di pianura e per testare la modalita' 'da viaggio' del Nexstar Evolution e della borsa autocostruita.

Ho preso in affitto una casetta con una buona vista a nord-est, in modo da schermarmi dalle luci di Verona.
Il tempo non e' stato sempre clemente ma in una settimana sono riuscito a ricavare 4 sere osservative. Non male!

Nonostante il periodo di luna piena ( purtroppo non potevo prendere ferie in altri periodi ), la trasparenza e la limpidezza del cielo a 1100 metri e' un sogno per chi abita in citta'.
Il seeing era mediocre, se non scarso, date le correnti in quota. Ma per il deep sky, almeno fino 150x, non mi ha disturbato.

E l'attrezzatura? Soddisfatto. Molto. Il Nexstar Evolution ha tenuto fede alla sua vocazione di strumento 'facile' da utilizzare.
Perfetta tenuta alla collimazione anche dopo il trasporto, montaggio in pochi minuti, pronto dopo una oretta di acclimatamento.
Veramente buona l'ottica del C8 Fastar XLT: nonostante non sia perfetta fino ai bordi, mi e' piaciuta sul deep sky per l'ottima puntiformita' e il contrasto. Strumento da viaggio promosso a pieni voti!

















La sera del 23 giugno ho avuto anche modo di partecipare alla serata Occhi su Saturno organizzata dall'associazione Empiricamente ( nella foto sono all'oculare di un Meade ACF 12 ).
La serata e' stata veramente piacevole ( cena in malga inclusa! ) e ho avuto la possibilita' di conoscere astrofili appassionati. Bravi!

venerdì 8 giugno 2018

Lo strano caso del Meade 102 acromatico

Negli anni 90 cominciava l'apertura commerciale della Cina comunista al resto del mondo, e con essa le prime delocalizzazioni delle imprese occidentali.
Non so se anche la Meade all'epoca producesse qualche linea di telescopi in Cina, ma dalla storia che sto per raccontare parrebbe di si.
Giusto per fugare ogni dubbio: non ho nulla in contrario alle produzioni cinesi attuali, i miei 2 telescopi sono prodotti in Cina e la qualita' e' comunque buona e i prezzi si sono notevolmente abbassati.
In questi ultimi anni in Cina hanno migliorato i controlli qualita', ma magari non era cosi' nelle prime serie....

Nell'estate del '99, un mio caro amico astrofilo decise di prendersi un rifrattore, per sostituire il suo vecchio classico Newton 114/900, un po' per sfizio, un po' perche' voleva dedicarsi alle stelle doppie e ai pianeti ( era sempre stato un appassionato di Marte ).
Mi chiese una mano a scegliere e valutare il suo nuovo telescopio. All'epoca i prezzi erano ben diversi e piu' alti di adesso. Nel mercato si trovava da una parte l'olimpo dei rifrattori apo giapponesi o americani, costosissimi, e dall'altra i modelli entry level.
Mancavano le vie di mezzo piu' valide ( parlo di rifrattori ED cinesi economici, ad esempio ), come se ne possono trovare oggigiorno. Erano presenti delle eccezioni un po' costose ( es. Vixen ).
Non esisteva il mercato online ( era ancora agli inizi e non era sviluppato ) e quindi spesso, se avevi fretta e volevi la sera stessa provare il tuo nuovo acquisto, ti dovevi accontentare di quello che passava in negozio.

Per vedere cosa era disponibile sul mercato, un sabato pomeriggio l'appuntamento fu da un noto negozio locale di ottica e astronomia.

Una delle poche foto che ho trovato in giro, anche
se il modello non sembra essere il 102 acro
Per motivi puramente di budget, la scelta cadde sul Meade 102 acromatico, doppietto di 4 pollici spaziato in aria, con montatura equatoriale ( mi pare ma non sono sicuro che fosse la 500 lxd ). Se non erro, la cella portaottica era collimabile ( raffinatezza che oggi non sempre si trova in acromatici economici ).
Con la motorizzazione in AR e DEC si arrivava a circa Lire 2.500.000 ( uno sproposito rapportato ai prezzi di oggi ).
Comunque era il telescopio che piaceva al mio amico e quindi lo prese, ben contento di avere finalmente un rifrattore.
La montatura era rapportata al peso e agli ingombri dell'OTA, quindi utilizzabile per osservazioni hires; il treppiede non sembrava del tutto robusto ma avevamo l'alternativa: un super treppiede roccioso che aveva costruito mio padre e che in origine era stato pensato per un Meade SC da 10 pollici ( poi mai acquistato ).
La sera seguente, un bel crepuscolo di inizio settembre, era il momento adatto per montarlo e per provarlo.
Esteticamente era un bel vedere: bianco e lungo, sembrava l'archetipo del telescopio nei sogni di ogni astrofilo.
Tanta bellezza, anche eleganza, esteriore era quasi una garanzia delle sue prestazioni ottiche. Pero'...
C'era un pero'. Sembrava 'quasi' tutto a posto. Ma non tutto. Girando attorno al telescopio montato si notava una cosa che subito non era balzata all'occhio.
Il mio amico prese una stecca da 60 cm e la posiziono' sul tubo. Orrore!!! Non era diritto ma leggermente incurvato 'a banana'!!
Sconfortati, smontammo il tutto. Vero che la cella era collimabile, ma non era pensabile di tenerselo cosi'.
Il sabato successivo tornammo dal negoziante ( che era comunque comprensivo e disponibile, una ottima persona ) per farlo sostituire.
Memori dell'esperienza appena passata, prima di portarlo a casa provammo subito a vedere se il secondo esemplare fornito dal negoziante fosse corretto.
In presenza del commesso, provammo il tubo con una stecca. Orrore!! Era addirittura peggio del primo esemplare.
Il mio amico stava diventando nervoso e voleva i suoi soldi indietro...
Il negoziante forni' un terzo esemplare, con un tubo corretto e diritto.
Passate qualche serate nuvolose, venne il giorno della prova sul cielo di questo terzo esemplare, che almeno a prima vista sembrava essere normale.
Sbagliato: gia' dai primi test il doppietto mostrava di essere astigmatico e non utilizzabile.

Morale della favola: il sabato successivo, visto che questo esemplare non poteva essere sostituito perche' ad un test visivo sembrava essere a posto, fu rimandato indietro all'importatore perche' fosse revisionato e testato.

Dopo un ulteriore mese, finalmente!, il Meade 102 acromatico torno'. L'ottica era stata sistemata ( o sostituita? non si sa ).
Si legge in giro che questa serie di telescopi non fosse immune da difetti, probabilmente gli standard di controllo qualita' cinesi non erano ancora stati affinati.
In ogni caso, con quel Meade 102 acromatico abbiamo passate tante belle serate.

venerdì 1 giugno 2018

Il gioco si fa duro

Mi piacciono le sfide, lo ammetto.

Ed e' proprio una sfida questa: un C11 XLT su AZEQ5 in altazimutale dal balcone di casa...

Non voglio tradire la mia filosofia di osservatore cittadino ( il C8 e' comunque pronto in una borsa da viaggio, non si sa mai ). Avendo avuto la possibilita' di acquistare un ottimo C11 XLT, come nuovo, ad un prezzo vantaggioso, non mi sono perso d'animo ed ecco che da qualche mese il nuovo telescopio e' entrato in servizio.

La AZEQ6 sarebbe stata piu' opportuna, lo ammetto, ma gli ingombri non mi permettevano di usarla comodamente.
La AZEQ5 ha un treppiede deluxe che si infila perfettamente nel mio balcone ed e' piu' compatta ( ed ha un prezzo piu' abbordabile ). La uso comunque solo in altazimutale, in equatoriale non la vedrei proprio a sostenere un C11.
Alcune accortezze basilari vanno comunque rispettate:
- Il bilanciamento deve essere perfetto, sia sull'asse verticale che in quello orizzontale;
- Poggiando su una superficie dura e liscia, e' necessario pensare ad un sistema per ridurre le vibrazioni, tipo i pads antivibrazioni ( che vengono fatti pagare uno sproposito ) o dei puntelli di gomma para autocostruiti ( molto meglio ).

Con gli accessori basilari, cercatore 9x50, visual back da 2 pollici, diagonale da 2 pollici e un oculare plossl normale arriviamo a circa 14kg ( pesati ).
Per utilizzarlo con profitto sulla AZEQ5 il C11 e' stato oggetto di una cura 'dimagrante':
- il cercatore originale 9x50 ( buono ma con un attacco demenziale al tubo ) e' stato sostituito da un Celestron Reddot finder da una ventina di euro che, con una montatura goto, fa il suo lavoro senza problemi ( risparmio di circa 500 gr ).
Al suo posto ho aggiunto una barra Vixen in modo da irrobustire il tubo e prevenire flessioni o altro che potrebbero pregiudicare la tenuta alla collimazione.

Dopo il necessario acclimatamento ed una buona collimazione, il potere del C11 si fa sentire e la differenza rispetto al C8 e' notevole.

L'uso del C11 e' visuale e per deepsky. L'hires e' troppo condizionato dal seeing e dalla mia postazione raramente ho un seeing decente ( a parte alcune eccezioni ). In deep sky, anche dalla citta', l'incremento della luce raccolta permette buone prestazioni.

Se la serata promette bene, appena cala il sole il C11 e' sul balcone ad acclimatarsi, almeno 2 ore.

sabato 26 maggio 2018

Io e la sua ombra

Sperando di non incorrere nel solito acquazzone serale di questo maggio 2018, la nottata del 25 la volevo dedicare ad un po' di hires con il C11.
Le previsioni meteo erano favorevoli, il seeing non era pero' ottimo e l'umidita' parecchia.

Ho lasciato acclimatare il C11 gia' dalle 19, sul balcone, per averlo quasi pronto per le 22/23.

L'attesa non e' stata vana: ad attendere c'e' un Giove pieno di dettagli e 2 macchioline che si inseguivano: una piu' chiara, Io, e la sua ombra, nettissima, che si stagliava sul disco del pianeta.

Le ho seguite all'oculare Celestron Omni 9mm, che mi dava  311x, provando anche a tirare fino a 700x ( Omni 9mm + Barlow 2,25 ), il C11 li reggeva ma il seeing li permetteva solo in brevi momenti.

Ho passato un'ora all'oculare seguendo questo delicato balletto a due sul disco di Giove, fino a quando, verso mezzanotte, Io e' uscito e la sua ombra e' stato inghiottita dal buio cosmico....

martedì 8 maggio 2018

Grande Giove!


La sera del 7 maggio 2018 non prometteva bene all'inizio: di giorno aveva piovuto e in cielo vagava qualche nuvola...

Verso le 21 ho dato una occhiata all'app del cellulare che uso di solito per le previsioni del tempo, perche' ha una interessante funzione, la vista da satellite.
Era evidente che c'era un finestra osservativa almeno fino alle 2 di notte!!
Ho portato fuori il setup 'veloce': Nexstar Evolution 8 ( non avevo tempo per far acclimatare il C11 per uso planetario ). Dopo un'ora circa, fatto l'allineamento, ho notato che il seeing non era malaccio, non ottimo ma neanche scarso.
Era accettabile. Su Regolo il disco di Airy era visibile, a tratti abbastanza calmo.
Ho aspettato che Giove si alzasse un po' dai tetti delle case di fronte ( brutta cosa le opposizioni estive... ).

Ho fatto bene ad aspettare: la visione di Giove era spettacolare!
La grande macchia rossa era quasi al bordo al pianeta, le indentellature della banda sud ben visibili, le differenze di colore delle bande evidenti, la quantita' di dettagli notevole.
Dopo un paio di ore di calma osservazione, quasi meditazione, sono andato a dormire pensando che anche un catadiottrico SC da 20 cm puo' dare emozioni in campo planetario.
Grazie Giove, questo e' stato uno dei momenti in cui sono stato felice di essere un astrofilo.

domenica 6 maggio 2018

Borsa da viaggio per C8

Per quando si sente l'esigenza di un cielo di montagna...

In vendita si trova ogni genere di borsa portaottica, valigie e trolley.
I prezzi non sono mai pero' 'amichevoli' e cosi' ho deciso di autocostruirmi una borsa portaottica, con un doppio uso: normale ( ad esempio per andare in vacanza ) e astronomico ( portare il C8 in montagna ).

L'autocostruzione e' una bella attivita' da fare quando il cielo non promette bene, ad esempio nelle serate piovose...
Iniziamo dalla borsa o borsone, se ce l'avete gia', meglio, altrimenti se ne trovano nei negozi sportivi: la mia e' un modello lungo circa 68cm e l'ho trovata ai saldi invernali per circa 35 euro.
Ovviamente tutto dipende da quale ota dovete portare, nel mio caso cercavo una borsa che potesse contenere un C8 con diagonale da 2 pollici inserito.
Il resto del materiale e' tutto di recupero:
- Cartone della confezione di un vecchio monitor che ho buttato;
- Pluriball ( carta da pacco con le bolle d'aria ) avanzato da un pacco che mi era arrivato;
- Vari pezzi di gommapiuma, anche questi avanzi di pacchi che avevo ricevuto.
- Nastro biadesivo, nastro da pacchi marrone e colla.

Procedimento

1) Ho ritagliato il cartone in 5 pezzi prendendo le misure del fondo e dei lati della borsa, e ho unito i pezzi con del nastro adesivo per pacchi. Ho cosi' creato una sorta di scheletro abbastanza rigido, visto che la borsa non e' rigida ma floscia.
Penso che una soluzione alternativa, sempre nell'ottica del riutilizzo di materiali che si hanno gia' in casa, sia utilizzare pezzi di lastre di plastica tipo plexiglass. L'importante e' che siano abbastanza rigidi ma anche leggeri.

2) Ho ricoperto tutto l'esterno di questo 'scheletro ' con la carta pluriball, incollandola.

NB: e' importante che lo scheletro/culla che stiamo costruendo sia infilabile e sfilabile nella borsa. Altrimenti come facciamo ad avere il doppio uso?

3) Ora passiamo all'interno e posizioniamo la gommapiuma tagliata, incollandola alle pareti interne dello scheletro/culla.

4) Come ultimo tocco l'immancabile bustina di silica gel.

Nelle tasche laterali c'e' posto per gli accessori ( oculari, filtri, ecc purche' non troppo ingombranti ), mentre nella tasca esterna si infila perfettamente il Pocket Sky Atlas.

Buon viaggio!

venerdì 20 aprile 2018

Il mio (ex) "osservatorio"

Sottotitolo: come farsi del male

L'astrofilo cittadino "osserva" dal balcone. Osservare e' una parola grossa perche' in realta' sarebbe piu' appropriato parlare di "cercare di osservare".

Balcone con telo ombreggiante antiluci 
Dopo aver visto l'immagine a lato posso aver ispirato 2 tipi di reazione: o di ilarita' o di pieta'.
In ogni caso, per ora mi devo accontentare :-)

Il balcone e' al sesto e ultimo piano, e misura circa 3 metri di lunghezza per 1,2 di profondita' e, visto che di fronte c'e' l'ultimo piano di un palazzo che e' leggermente piu' alto del mio, ho messo una rete ombreggiante per proteggermi da luci e sguardi indiscreti ( ed anche, lo ammetto, per non essere tacciato di voyerismo dai condomini di fronte ).

Pregi: non pervenuti...

Difetti: molti ma i piu' gravi sono, a parte un ridotto spicchio di cielo visibile, le dimensioni ridotte e l'impossibilita' di vedere la polare.
E' vero che esistono metodi alternativi per l'allineamento polare ( vedi Bigourdan ), ma la ridotta profondita' non mi avrebbe consentito di utilizzare agevolmente una montatura equatoriale alla tedesca.
Se un vicino di casa che abita di fronte accende la luce in casa ( giustamente, e' a casa sua ), io sono spacciato. Peggio se il vicino accende la luce del balcone, e' un disastro.
Durante il periodo natalizio, le luci intermittenti sui balconi sono un supplizio...

Il seeing locale: oltre a quello atmosferico, si aggiungono le correnti convettive dei tetti ( estate e inverno ) e d'inverno le caminelle delle caldaie. Per fortuna le caldaie condominiali di notte sono spente.



Celestron Nexstar Evolution 8
Per la scelta del telescopio, non avevo, scusate il gioco di parole, molta scelta. Altazimutale, catadiottrico e in offerta: Celestron Nexstar Evolution 8.

All'inizio era un po' titubante e prevenuto ( come tanti credo ) su questo strumento pero' poi ho cambiato idea.
Nei forum ho letto di tutto e di piu': chi ne parlava bene e chi invece lo evitava come la peste.
Io ne do un giudizio tutto sommato positivo, ampiamente positivo, e soprattutto per quanto riguarda il famigerato 'Made in China'. La prova completa sara' oggetto di un prossimo post.

Dati gli ingombri, e' lo strumento perfetto per il balcone. Le gambe del treppiede sono lasciate alla lunghezza minima in modo che l'oculare sia agevolmente raggiungibile comodamente seduti su uno sgabello.

PS: ora e' il mio ex osservatorio... Ho venduto l'appartamento e ora cerco soluzioni piu' congeniali alle mie esigenze osservative :-)

venerdì 6 aprile 2018

Mario Spada - l'artigiano dei telescopi a Verona


Un mito

Sono sempre stato affascinato dal vecchio negozio di Mario Spada ( sia dallo spaccio della fabbrica, che dal negozio, che era vicino al centro di Verona ). Non c'e' stato per molto tempo ma la vetrina me la ricordo bene: una foto della galassia di Andromeda sullo sfondo e un paio di SC da 20 cm piu' qualche rifrattore.
Per un bambino quasi adolescente con la passione dell'astronomia era meglio di un negozio di giocattoli. Per la cronaca, ora al suo posto c'e' una agenzia di viaggi.

Negli anni '80 nella vecchia rivista Orione, si trovava sempre la pubblicita' dei telescopi di Mario Spada.


Pubblicita' del 1986 di Mario Spada

Ed io, incredulo, ero terrorizzato che fosse proprio a Verona!!!
Essendo in cerca di un telescopio da acquistare ( vedi post ), convinsi mio padre a portarmi nella fabbrica delle meraviglie.
Mario era un tipo che all'apparenza sembrava burbero e sbrigativo, ma accoglieva i clienti come Mago Merlino nel suo antro. 
Ti mostrava la sua fabbrica ( mi ricordo ancora le forcelle in fila vicino alla fonderia dello stabilimento ) e ti parlava con convinzione della bonta' ottica ma soprattutto meccanica dei suoi telescopi ( che, a parole sue, si vendevano anche in Giappone! ). Te li faceva toccare e provare. Erano delle rocce, questo e' sicuro.
Alla fine, dopo che i tuoi occhi erano pieni di tutte queste meraviglie, la mazzata: il prezzo.... 
Mi ricordo l'impercettibile cambiamento di espressione di mio padre, che significava 'Non credo che lo compreremo'. 
Effettivamente, a pensarci adesso, i suoi prezzi erano fuori portata per molti astrofili, ma forse era proprio questo ad alimentare il suo mito, perche' i suoi telescopi erano inarrivabili. Il fatto di non poterli avere li rendeva delle chimere... Mi piacerebbe sapere quale fosse la loro reale qualita' ottica ( di quella meccanica non ho dubbi ), perche' non ho mai visto in giro delle immagini fatte utilizzando un telescopio di Mario Spada.

In quella fabbrica ci sono tornato molte volte, solo per vedere e fantasticare, e lui, il Mito, ogni volta ti mostrava le sue creazioni ( era una persona dotata di un certo ego, e bastava pungolarlo nel punto giusto ). 

Una volta ho acquistato un oculare, un OR 4mm ( credo fosse un japan ) da 31,8 , alla smodata cifra di Lire 140.000 nel 1989. 
L'oculare era praticamene inutilizzabile, l'eye relief costringeva l'occhio a stare attaccato alla minuscola lente frontale, d'inverno si appannava immediatamente. L'avro' usato forse 3 volte.


Il suo difetto, pero', era quello di restare aggrappato al suo mito di robustezza, senza pero' avanzare dal punto di vista tecnologico.
I suoi telescopi erano robusti come un tornio manuale ( notevole per l'epoca era il micrometro centesimale, tipico di strumenti di precisione ).

Agli inizi degli anni '90, quando la Meade per prima propose i primi telescopi computerizzati o la Celestron gli Ultima Pec, con i vari trattamenti UHTC o Starbright, che costavano la meta' o meno di un telescopio Spada, non ci fu piu' storia.

A meta' degli anni '90, finita l'epoca d'oro, Mario Spada ha chiuso l'attivita', ma gli saro' per sempre riconoscente.

martedì 3 aprile 2018

Vintage - Mizar AR 120 SL Newton 120/720

Dopo il mio primo telescopio, un insignificante rifrattore da 50 mm, praticamente inutilizzabile, questo e' stato per una decina di anni il mio strumento.

Ho trovato, su un vecchio e mitico Orione dell'anno di grazia 1986 ( quella della sopravvalutata cometa Halley ), un inserto pubblicitario della Miotti che lo riguarda:


Il Mizar AR 120 SL nella pubblicita' della Miotti ( il colore del tubo in realta' era il rosso Mizar )

All'epoca, proprio per il ritorno pubblicitario fornito dal passaggio della Halley, che compariva in libri, pubblicita' di telescopi e servizi tv,i telescopi erano in vendita in molti negozi di ottica e fotografia, e addirittura a Verona c'erano un paio di negozi di soli telescopi ( a parte Mario Spada, che merita un discorso a parte, un altro negozio era nelle vicinanze di piazza R. Simoni ). 
Le mie finanze erano nulle, avendo 12 anni, e quindi confidavo in qualche regalo. Mario Spada era un mito ma i suoi prezzi erano fuori portata: produceva e vendeva strumenti possenti e cari non adatti ad un dodicenne. 
Con mio padre passammo in rassegna praticamente tutti i negozi di ottica.
La scelta stava per cadere sul classico dei classici 114/900 fino a che, fortunosamente, in un negozio di fotografia vicino all'ospedale di Borgo Trento non trovammo un altro strumento adatto: il Mizar AR 120 SL che io conoscevo perche' compariva nella pubblicita' di Miotti ( ne sapevo piu' del negoziante ). 
Unico problema? Il prezzo: Lire 1.300.000 e rotti. 


Il listino di Miotti del 1986

Che fare? Trattare! Mio padre propose un unico pagamento, niente rate, e il negoziante si piego': alla fine il telescopio fu mio per Lire 1.050.000 !!

Sembrava ( e lo sarebbe stato, anche agli occhi di un osservatore di adesso ) costruito molto bene. L'intubazione era fatta bene e la montatura era robusta ( niente a che vedere con i 114/900 di allora ).
Alla prova dei fatti, dopo una gavetta iniziale prolungata per capire bene come funzionasse, si rivelo' un ottimo telescopio: nitido, molto luminoso, abbastanza stabile.
Fantastico era il libretto di istruzioni in giapponese!!!
I difetti? La montatura senza cannocchiale polare ( un accessorio troppo costoso per le mie finanze ) che mi costrinse ad utilizzare metodi approssimativi per centrare il polo, con conseguenti problemi a puntare gli oggetti utilizzando i cerchi graduati ( ma tanto utilizzavo il vecchio metodo dello star hopping ) e il treppiede di alluminio un po' leggerino; il focheggiatore, un pignone e cremagliera con qualche gioco di troppo.
Gli oculari erano un K25 (29x) e un OR7 (103x) piu' una lente di Barlow cromatica ( si, si ) e il classico filtro lunare verde. Anni dopo ho aggiunto un OR4, inutilizzabile ( non per colpa del telescopio )...


Il Mizar AR 120 SL illuminato da una torcia rossa

Mi ha sempre dato molte soddisfazioni ( anche se non ho visto la cometa di Halley... ), soprattutto per gli oggetti estesi come nebulose e ammassi aperti.
Rileggendo i miei vecchi report osservativi, si comportava bene anche con i pianeti.

Negli anni l'ho poi smontato e rimontato, l'intubazione era ottima, il tubo robusto, ed era possibile collimare sia il primario che il secondario. Solo il focheggiatore non sono riuscito a migliorarlo.

E, mi chiederete, che fine ha fatto? Purtroppo nel '96 l'ho venduto, e me ne pento ancora.


mercoledì 28 marzo 2018

Perche' "Astrofilo Cittadino"?


Perche' "Astrofilo Cittadino"? 
Semplice, perche' non ho purtroppo il tempo di trasportare tutta l'attrezzatura in un posto buio ogni volta che voglio osservare il cielo ( certo, ogni tanto ne sento il bisogno e quindi cerco di organizzarmi ).
Solitamente, e con un termine un po' spregiativo, gli astrofili che non si muovono dal balcone o dalla terrazza del loro appartamento vengono soprannominati "astrofili in pantofole"...
Nessun problema, non mi curo dei soprannomi: l'importante e' osservare!

Ho iniziato da bimbo nei primi anni 80 del secolo scorso, poi ho avuto un momento di "stasi" a cavallo dei primi anni del nuovo secolo, a causa di eventi esterni personali e lavorativi, ma ora la voglia di osservare e' tornata prepotente.

Osservare dalla citta' non e' per niente facile, e invidio quelli che abitano in montagna, che hanno cieli spettacolari, un prato dove sistemare l'attrezzatura o addirittura un proprio personale osservatorio. Che pacchia!
Io devo fare di necessita' virtu' e quindi utilizzo i 2 balconi di casa mia, che hanno oltretutto una posizione infelice. Non vedo nemmeno la Polare...
Questo blog vorrebbe essere un piccolo aiuto, un manuale di resistenza, per chi, come me, deve affrontare quotidianamente le sfide dell'osservazione del cielo dalla citta'.


( No, non sono messo cosi' male da dover osservare da una finestra, per fortuna )